DOMENICA DELLE PALME
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Gesù dice: “Io sto in mezzo a voi come colui che serve” Lc 19,28-40 |
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Il Vangelo di oggi ci presenta una scelta insolita: Gesù non evita, come era solito fare, le persone che lo acclamano come il Messia. Al tempo stesso però non entra in Gerusalemme su di un cavallo come facevano i re, ma si presenta a dorso di un asinello. Gesù si manifesta come un re giusto e vittorioso, portatore di salvezza e benedizione; un re umile, povero e semplice, venuto per servire e non per essere servito. La grande sfida per noi è gettarci fra le braccia della vita, ascoltare il cuore di Dio che pulsa nelle persone e nelle situazioni di ogni giorno. Saperci mettere al servizio degli altri proprio come ha fatto Gesù per noi.
PAROLA CHIAVE: BENEDIZIONE
SEGNO: RAMI D’ULIVO
Il pane buono è anche benedetto. La Parola di Dio ci insegna a riconoscere il bello nei doni della terra. Con in mano i rami di ulivo la folla accolse Gesù, acclamò il Salvatore benedetto. Anche noi li portiamo a casa, come segni della nostra attesa del Salvatore.
PREGHIERA:
Grazie, Gesù per essere sempre al mio fianco.
E’ bello amarti e sentirmi amato, cercarti e trovarti nel pane Eucaristico.
Donami di desiderare di servire il mio prossimo con vitalità e gioia.
Grazie, Gesù per aver donato la tua vita per noi.
Fa’ che riesca sempre a scegliere la via del servizio per abbandonare la pigrizia che mi rende stanco di essere dono per gli altri.
AMEN
INTENZIONE MISSIONARIA: OPERAZIONE KENYA
L’ospedale di Sololo, che è ormai un punto di riferimento per una zona molto povera del Kenya, deve rinnovare l’officina con più attrezzature. Il lavoro dell’officina potrà così diventare fonte di incassi per le necessità dell’Ospedale e raggiungere così poco per volta una certa autonomia. L’ospedale di Sololo è stato fondato dal dottor Silvio Galvagno (di Manta) ed è seguito dal gruppo missionario mantese “Sololo hospital”.
LA STORIA
Un contadino, stanco della solita routine quotidiana, tra campi e duro lavoro, decise di vendere la sua tenuta.Dovendo scrivere il cartello per la vendita decise di chiedere aiuto al suo vicino che possedeva delle doti poetiche innate.
Il romantico vicino accettò volentieri e scrisse per lui un cartello che diceva:
“Vendo un pezzettino di cielo, adornato da bellissimi fiori e verdi alberi, con un fiume, dall’acqua così pura e dal colore più cristallino che abbiate mai visto.”
Fatto ciò, il poeta dovette assentarsi per un po’ di tempo, al suo rientro però, decise di andare a conoscere il suo nuovo vicino. La sua sorpresa fu immensa nel vedere il solito contadino, impegnato nei suoi lavori agricoli.
Il poeta domandò quindi: “Amico non sei andato via dalla tenuta?”
Il contadino rispose sorridendo: “No, mio caro vicino, dopo aver letto il cartello che avevi scritto, ho capito che possedevo il pezzo più bello della terra e che non ne avrei trovato un altro migliore.”
L’umiltà è spesso possibile se c’è una preghiera che rinnova il nostro sguardo sui doni che abbiamo.
IMPEGNO: Leggo in famiglia il brano del Vangelo.
Apparecchio/sparecchio il tavolo come servizio per essere dono alla mia famiglia. Recito la preghiera di benedizione prima del pasto.
SPUNTI PER CONTINUARE LA MEDITAZIONE
Può essere bello leggere tutto il brano: Gaudete et Exsultate 118-119.
L’umiltà può radicarsi nel cuore solamente attraverso le umiliazioni. Senza di esse non c’è umiltà né santità. Se tu non sei capace di sopportare e offrire alcune umiliazioni non sei umile e non sei sulla via della santità. La santità che Dio dona alla sua Chiesa viene mediante l’umiliazione del suo Figlio: questa è la via. L’umiliazione ti porta ad assomigliare a Gesù, è parte ineludibile dell’imitazione di Cristo: «Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme» (1 Pt 2,21). Egli a sua volta manifesta l’umiltà del Padre, che si umilia per camminare con il suo popolo, che sopporta le sue infedeltà e mormorazioni (cfr Es 34,6-9; Sap 11,23-12,2; Lc 6,36). Per questa ragione gli Apostoli, dopo l’umiliazione, erano «lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù» (At 5,41).
Non mi riferisco solo alle situazioni violente di martirio, ma alle umiliazioni quotidiane di coloro che sopportano per salvare la propria famiglia, o evitano di parlare bene di sé stessi e preferiscono lodare gli altri invece di gloriarsi, scelgono gli incarichi meno brillanti, e a volte preferiscono addirittura sopportare qualcosa di ingiusto per offrirlo al Signore: «Se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio» (1 Pt 2,20). Non è camminare a capo chino, parlare poco o sfuggire dalla società. A volte, proprio perché è libero dall’egocentrismo, qualcuno può avere il coraggio di discutere amabilmente, di reclamare giustizia o di difendere i deboli davanti ai potenti, benché questo gli procuri conseguenze negative per la sua immagine.